Renato Greco: sostenere i centri danza privati

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Renato Greco

DANZA ITALIANA: NECESSARIE REGOLE E RICONOSCIMENTI PER TUTTI I SETTORI
ANCHE, IN PARTICOLARE, PER LE SCUOLE DI DANZA PRIVATE, FINORA INVISIBILI

Insostenibile la precarietà della più diffusa realtà, quella dei piccoli centri danza presenti in tutto il Paese, che coinvolgono direttamente una platea molto più vasta di addetti e di appassionati di tutti i ceti sociali 


L’universo della danza comprende tante realtà, anche molto diverse tra loro – per origine, evoluzione e singolarità – tutte però riconducibili ad un mondo che riesce a mettere positivamente insieme arte, spettacolo, innovazione e sviluppo culturale, pratica motoria, salute e aggregazione sociale di massa.

La Confederazione Italiana della Danza (CID / Confederdanza) è nata dall’unione di diverse sigle, enti e organizzazioni, di professionisti e amatori, proprio per affermare l’ESIGENZA DI CONSIDERARE IL SISTEMA COREUTICO E TERSICOREO IN MODO UNITARIO, a prescindere dalle differenze di stili e di ruoli tra i diversi soggetti. L’obiettivo è di affiancare gli Organi Governativi per rivalutare e riconfigurare questo comparto artistico e culturale, professionale, sportivo e amatoriale, nella sua interezza e non più in modo disarticolato, settoriale e non equilibrato.

Assistiamo da sempre a premure legislative che in concreto garantiscono fondi e sostegno a istituzioni, enti, fondazioni e compagnie di una certa importanza. D’altra parte viene invece trascurata la porzione più consistente del movimento, che fa capo a decine di migliaia di scuole di danza private, maestri, associazioni e compagnie che raramente hanno modo di garantire la sopravvivenza delle proprie attività e un reddito per ballerini-e, insegnanti, coreografi e altri operatori che vi si dedicano quotidianamente in modo professionale. Ciò accade nonostante sia proprio questo gran numero di addetti a portare avanti la più considerevole e diffusa mole di attività creativa e operativa: non solo in termini di massa, quantitativi, ma anche di qualità, permettendo la crescita di tanti talenti, l’impiego di figure specialistiche (che altrimenti non possono trovare spazio nel chiuso e ristretto mondo della danza istituzionale e d’élite) e la produzione di un enorme flusso culturale e aggregativo, in molte realtà anche in contrasto ad evidenti situazioni di disagio sociale.

Gli aspetti legati alla pratica motoria, all’educazione e alla cura del corpo e della salute sono senz’altro un elemento intrinseco e comune a tutte le scuole di ballo e danza. Diversamente, la vocazione sportiva, nel senso puramente agonistico, è la caratteristica che distingue quelle associazioni e palestre che preparano allievi e allieve per partecipare a competizioni e campionati delle varie specialità. Eppure solo il settore della danza sportiva gode di agevolazioni ad hoc, tanto da costringere di fatto le scuole di danza accademica e artistica – classica, moderna e contemporanea, ma anche etnica, urbana, eccetera – a ricostituirsi, per semplice convenienza, sotto forma di associazioni sportive dilettantistiche (Asd), sebbene le loro finalità siano sostanzialmente diverse. Rivolte piuttosto al mondo dell’arte, dello spettacolo dal vivo, alla sperimentazione artistica – anche interdisciplinare e interculturale – nonché alla promozione dei valori culturali, etnici e tradizionali, che sono tesoro dei popoli, dei paesi e delle generazioni di riferimento. Questo è solo un esempio, tra i tanti aspetti su cui è necessario riflettere e attuare interventi di riequilibrio normativo in questo comparto della Cultura, dell’Arte e dello Spettacolo.

Sono tante le galassie che appartengono al firmamento della danza, tutte certamente meritevoli della stessa considerazione sociale e di pari dignità e opportunità. Parliamo di vite spese per la danza: con capacità e competenze specialistiche (acquisite negli anni, senza alcun tipo di supporto e aiuto, se non dalle famiglie, dalle associazioni di base e dai loro insegnanti), con mirabile impegno ed estrema dedizione, dimostrata anche in periodi di enorme difficoltà come quello attuale. Meritevoli appunto di quella considerazione di cui non troviamo riscontro nelle scarse e scoordinate normative e leggi vigenti, in particolare nei parametri dei meccanismi applicativi, che sembrano tarati appositamente per favorire determinate realtà senza tener conto delle altre.

La libertà non si può coniugare col disinteresse e l’abbandono. Siamo quindi ad affermare la necessità di un profondo cambiamento, ritenendo che lo Stato debba fare la sua parte con una RIFORMA QUADRO, affinché tutto il mondo tersicoreo possa ottenere un suo complessivo riconoscimento e il giusto ordinamento, dalle istituzioni più storiche e blasonate alle libere iniziative spontanee, individuali e collettive, che riescono a coprire l’immenso fabbisogno di benessere culturale e sociale in tutto il territorio nazionale, in ogni fascia di età e di popolazione.

La grande famiglia della Danza ha necessità che qualcuno ascolti e sappia ascoltare e la nostra richiesta ai Decisori Pubblici e alle Forze Politiche è di voler finalmente inquadrare il fenomeno Danza in modo completo e per la sua giusta importanza e utilità sociale: con una legislazione organica, mirata alla tutela e allo sviluppo delle opportunità per i giovani, alla divulgazione dei suoi valori, all’inserimento nei percorsi dell’istruzione pubblica, alla certificazione dei titoli professionali e di merito, all’eliminazione delle disparità di trattamento e considerazione tra i diversi settori e per il generale interesse pubblico di partecipazione attiva, in condizioni di uguaglianza e pari opportunità, senza alcun tipo di discriminazione.

Tutto ciò, e non solo – essendo l’Arte, la Cultura, lo Sport e la Salute dei veri e irrinunciabili diritti di cittadinanza – per facilitare e tutelare le possibilità di divulgazione e accesso da parte di praticanti amatoriali; per salvaguardare i diritti di chi lavora nell’ambito della danza con sistemi e programmi di istruzione, aggiornamento, valutazione e omogenea certificazione per il riconoscimento professionale, l’avviamento e gli sbocchi occupazionali e di carriera, anche ai futuri fini pensionistici; per facilitare i progetti e i rapporti di collaborazione con le istituzioni scolastiche e le amministrazioni pubbliche; per promuovere la diffusione, il coordinamento e la pratica della danza intesa come linguaggio universale e strumento educativo di integrazione, benessere e sviluppo della personalità dell’individuo.

La Confederdanza offre piena collaborazione per proporre soluzioni e miglioramenti normativi mirati a risolvere i problemi del mondo della danza e all’attuale stato di emergenza e insostenibile precarietà delle scuole e delle compagnie.

In primo luogo segnala al Governo, alla Commissione e ai Parlamentari di tutti i Gruppi Politici l’urgenza di concreti interventi, compresa l’importanza di inserire nel Tavolo Permanente della Danza – recentemente istituito dall’On. Ministro, Dario Franceschini – anche una autorevole e proporzionata rappresentanza delle organizzazioni delle scuole di danza private, dei danzatori, dei maestri e dei coreografi che vivono del loro mestiere, senza far parte del riverito e accreditato mondo che può contare su importanti sovvenzioni e finanziamenti pubblici e privati, nonché di strutture logistiche e amministrative. In quel Tavolo siedono delle personalità di tutto rispetto e per questo ci dobbiamo complimentare, bisogna però evidenziare che in maggioranza si tratta di eccellenze ma anche di eccezioni, che possono conoscere solo in minima parte e, quindi, non possono rappresentare la diversissima condizione, l’esperienza e gli interessi della realtà più diffusa: quella dei piccoli centri danza presenti in tutto il Paese, che raggiungono e coinvolgono direttamente una platea molto più vasta di addetti, appassionati e pubblico di tutti i ceti sociali.

Occorre prendere atto che oggi, in Italia, l’insegnamento diffuso della danza è affidato pressoché generalmente alle scuole private. Sarebbe ora che lo Stato inizi ad esercitare il proprio ruolo di servizio e di garanzia, come si fa per altre arti e professioni, come del resto scritto nella Legge 175/2017, di cui siamo ancora in attesa dei decreti attuativi. È solo un ulteriore esempio di vuoto legislativo, anzi di incompiutezza pratica, a cui la Confederazione Italiana della Danza desidera ovviare presentando delle sue proposte: a tutela dell’utente consumatore, dei maestri e dei coreografi, onde consentire l’inquadramento professionale anche ai fini pensionistici e per garantire tutti i diritti.


info:  
cid@confederazioneitalianadanza.org 

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Scheda sintetica a cura di Oscar Bonavena.

  • Le scuole di danza private sono una realtà molto articolata e capillarmente diffusa sul territorio che produce:

    ARTE E CULTURA

  1. Salvaguardia, sviluppo e incremento del patrimonio storico e culturale nazionale legato al balletto ed all’arte coreutica in generale
  2. Istruzione, formazione, sviluppo delle capacità critiche
  3. Educazione al godimento di opere artistiche (coreutiche, musicali, teatrali, pittoriche ecc.)
  4. Arricchimento culturale personale

    INTERAZIONE CON ALTRE ARTI

  5. L’insegnamento della danza è spesso correlato ad altre discipline artistiche quali recitazione, canto, musica (opera; musical, teatro-danza)

    OFFERTA FORMATIVA

  6. Attività integrative extra scolastiche
  7. Attività fisica controllata

    PREVENZIONE DEL DISAGIO SOCIALE

  8. Attrae l’interesse di strati giovanili altrimenti dispersi, educando alla condivisione di spazi e tempi e stimolando la cura della persona e l’autodisciplina
  9. Sottrae a possibili devianze giovani di fasce sociali più deboli, in particolare in territori particolarmente vulnerabili
  10. Partecipazione ad esperienze associative d) Rafforzamento del tessuto sociale

    OCCUPAZIONE

  11. È il primario serbatoio di approvvigionamento di ballerini da parte delle compagnie professionali di danza;
  12. Nelle scuole di danza private si formano gli allievi che, proseguendo gli studi in scuole specialistiche, pubbliche e private, nazionali ed internazionali, ambiscono a diventare a loro volta insegnanti di danza;
  13. A prescindere dalla forma giuridica in cui sono costituite e dalla loro dimensione impiegano a diversi livelli di impegno insegnanti delle diverse discipline coreutiche e artistiche, collaboratori, musicisti, personale di supporto gestionale-organizzativo, logistico, maestranze ecc.
  14. Sbocco professionale per diplomati/laureati nella scuola di danza pubblica (Accademia Nazionale di Danza) e nelle scuole di fondazioni lirico-sinfoniche e) Occupazione per ballerine/i pensionati.

    ECONOMIA

  15. Flussi economici generati dalla pratica dell’attività
  16. Coinvolgimento di cittadini (familiari, pubblico, estimatori ecc.) e relativi consumi riconducibili all’attività dell’allieva/o di riferimento
  17. Indotto diretto e indiretto (produzione e commercializzazione di beni, abbigliamento, attrezzature, servizi tecnici, servizi e materiali per lo spettacolo, servizi gestionali, fiscali e amministrativi, sponsor, ditte per adeguamenti strutturali ecc.)
  18. Coinvolgimento di parti terze ed enti locali e) Stimolo e vivacizzazione dell’economia locale nell’area di ubicazione della scuola di danza (gastronomia, spese alimentari, rifornimento carburante, consumi in loco anche legati all’attesa dei familiari della fine delle lezioni ecc.)

    MINORI COSTI SOCIALI E MINORE IMPIEGO DI RISORSE PER LA SANITÀ PUBBLICA

  19. Contrasto della sedentarietà e delle patologie relative
  20. Anziani in salute ed autosufficienti
  21. Maggiore benessere psico-fisico

A N A L I S I
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Il settore delle scuole di danza private è indissolubilmente legato al mondo della danza professionale dal quale trae origine e ragione di esistere.

Si registra la crescita generale del numero di scuole di danza nel paese dovuta a diversi fattori di carattere sociale e culturale che non prenderemo in esame in questa sede.

La crescita numerica porta con sé la crescita qualitativa, l’evoluzione e l’approfondimento di argomenti didattici, la necessità di aggiornamento e di maggiore specializzazione e professionalizzazione degli insegnanti. Tuttavia mai come in questo momento storico è emersa l’estrema frammentarietà del settore delle scuole di danza private e la carenza di tutele per il comparto. Questo fenomeno va di pari passo al riversarsi all’interno degli Enti di Promozione Sportiva e delle Federazioni Sportive Nazionali di decine di migliaia di persone e di strutture che praticano la danza, o che comunque sono ad essa riconducibili. L’associazionismo sportivo offre alle scuole di danza, al pari delle altre associazioni e società affiliate, servizi e convenzioni relativi ad aspetti assicurativi, di consulenza fiscale, di rapporto con la SIAE ecc. Tra questi l’aspetto più rilevante è rappresentato dalla fiscalità agevolata di cui gode l’attività sportiva dilettantistica e di cui le scuole di danza in quanto tali non godrebbero.

Le scuole di danza nascevano come associazioni culturali o altra forma giuridica e, per la stragrande maggioranza, si sono trasformate in A.S.D./S.S.D. proprio per uniformarsi all’attività sportiva dilettantistica, affiliandosi ad un EPS o ad una FSN ricostituendosi con un nuovo statuto che consentisse loro di essere iscritte al registro Coni, mantenendo però ognuna il proprio imprinting originale e adeguandosi a fatica e con circospezione al nuovo ambiente squisitamente sportivo nel quale si sono ritrovate, che però ha offerto loro l’opportunità di usufruire delle agevolazioni fiscali di cui è beneficiario.

  • In ambito sportivo (endoassociativo) per insegnare danza viene imposto di essere in possesso di un titolo rilasciato dall’ente a cui si è affiliati a seguito di spesso brevi, superficiali e avvilenti percorsi formativi.
  • Tra le agevolazioni fiscali, riservate alle ASD/SSD iscritte al Registro CONI, una delle maggiori sembra essere la possibilità di erogare i cosiddetti “compensi sportivi” senza l’obbligo degli oneri sociali, producendo però la totale carenza di tutela e di aspettative pensionistiche agli insegnanti/lavoratori.
  • Le disposizioni di legge che agevolano lo sport dilettantistico tengono conto delle figure che possono operare in ambito sportivo, ma non delle figure strettamente necessarie all’attività dei corsi di danza (il pianista accompagnatore per la danza classica o il percussionista per la modern jazz, altre figure indispensabili alla corretta gestione dell’attività. ecc. ai quali non si possono erogare i “compensi sportivi”).
  • Spesso alle scuole di danza costituite come associazioni sportive viene precluso l’accesso a bandi pubblici mirati al sostegno di arte, cultura e spettacolo dal vivo, anche se la natura dell’attività è perfettamente coerente. Di contro, per le stesse ragioni, bandi pubblici, finanziamenti e contributi per il mondo sportivo non favoriscono l’accesso alle scuole di danza. Lo stato, la società, il consorzio civile e democratico riconoscono allo sport una importante e fondamentale funzione sociale e lo premiano, lo incentivano con agevolazioni fiscali considerevoli. È avvilente che la danza debba “mascherarsi” da sport per usufruire delle stesse agevolazioni, mentre le stesse importanti funzioni sociali dello sport sono pienamente ascrivibili anche alla danza. La danza figura tra i primissimi posti tra le decine di pratiche disciplinate dagli EPS in termini di numero di associati, spesso subito dopo sport molto popolari come il calcio o il nuoto.

PROPOSTE
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Si rende necessario con urgenza il riconoscimento formale e istituzionale di quanto già esiste nella società civile. È auspicabile quindi il riordino dell’intero comparto delle scuole di danza private e della formazione artistica in generale e la promulgazione di disposizioni di legge, interpretazioni, l’emanazione di linee guida a cui il settore può riferirsi.

  • La definizione della figura dell’Insegnante di Danza e le modalità per conseguirne il relativo titolo di stato e gli aggiornamenti d’obbligo necessari per mantenerlo
  • Il riordino e la regolamentazione dell’intero comparto e il riconoscimento di status di Scuola di Danza Privata (proposta di acronimo SDP)
  • Il riconoscimento giuridico e l’inquadramento lavorativo dell’insegnante di danza anche ai fini previdenziali
  • L’estensione delle agevolazioni fiscali riservate alle ASD e SSD iscritte al Registro CONI alle scuole di danza private in quanto tali e la costituzione di un apposito albo/elenco/registro delle scuole di danza e formazione artistica da sottoporre al controllo della P.A. 5. La costituzione di un organismo consultivo con riconoscimento istituzionale composto da rappresentanti delle associazioni di categoria, delle istituzioni, della scuola pubblica, dei sindacati, da giuristi e fiscalisti.
  • Alcuni dei punti elencati sono contenuti nella legge 175/2017 (ex DDL 2287 bis – codice dello spettacolo) della quale però non sono stati ancora emanati i decreti attuativi. La citata legge, per ciò che concerne la danza, introduce importanti innovazioni quali il riconoscimento della figura dell’insegnante di danza e il riordino delle scuole di danza.

FASE 3, RENATO GRECO: “No a mascherina
per danzatori, respirare anidride carbonica fa male”

vedi articolo Adnkronos
www.adnkronos.com/fase-3-renato-greco-no-a-mascherina-per_3sPUOGhq6bzUkaeA7BTSAL

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